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angolobianco

Cosa mi piace di Ho'oponopono

Aggiornamento: 28 nov 2022

Cosa mi piace di Ho’oponopono..

è una parola che avevo già conosciuto anni fa, e di essa sapevo che riguardava il benedire ciò che giungeva, sotto qualunque forma, e lasciare andare..ma ai tempi forse non era il momento per approfondire.. intanto ho fatto dei passi nella vita, negli studi, nei sentimenti, nella musica.. e questa parola mi è di recente tornata a galla dalla memoria..come mi è successo coi registri akashici, la meditazione e le carte..sono rimasti lì..dentro di me finchè man mano non sono stata pronta a coglierli. Non so se ho colto il senso profondo, se solo le sfumature oppure solo ciò che era utile a me per stare bene, sicuramente di tutte queste cose quello che è bello e affascinante è la pratica quotidiana che più che cambiarti dentro, perché non si tratta di cambiare, mette in luce le parti di te migliori che erano rimaste nascoste oppure limitate da altre preoccupazioni..

Quello che mi piace di Ho’oponopono è innanzitutto la sua origine.. è una derivazione della filosofia Hawaiana, per cui ognuno è responsabile di ciò che si manifesta nella sua vita.

Ciò significava, ai tempi, che veniva ad esempio applicata quella che oggi chiameremmo “giustizia ripartiva”.. se un membro della comunità faceva qualcosa di disturbante, il comportamento disturbante era visto innanzitutto non in modo accusatorio, ma come se la persona si fosse allontanata dalla sua vera essenza e natura che è l’Amore (lo spirito di Aloha in lingua originale).

Quindi la persona non veniva punita, gli veniva ricordato che si stava allontanando dal senso di vivere una vita “pono” (che grossolanamente si può tradurre con vivere in armonia) e ogni membro poi, in una riunione, davanti alla persona, si prendeva la sua parte di responsabilità per il disequilibrio che aveva causato quel comportamento molesto.

È questa la parte che mi piace perché significa che nella nostra vita possiamo riconoscere che ogni cosa è parte di noi e che le cause di ciò che si manifesta sono dentro noi e si mostrano tramite effetti da benedire, perché sono l’occasione per migliorarci interiormente.

Questo può avvenire attivamente, attraverso le nostre azioni verso gli altri, la nostra attitudine e il nostro atteggiamento..le parole e i gesti che scegliamo..

Però è anche interessante la pratica dal punto di vista spirituale e interiore, perché è una pratica che si basa sulla recitazione di un mantra atto nell’intento di “ripulire le memorie” che sono causa interna di ciò che ci causa sofferenza esteriormente.. cioè andare prima di tutto a riconoscere la nostra fettina di responsabilità riconoscendola nella nostra attitudine.

A un certo punto che si pratica (perché è una pratica non una teoria e me ne sto accorgendo piano piano nel quotidiano), si inizia a riconoscere come parte di sé anche quello che non ci piace, semplicemente perché è frutto di una nostra attitudine. Non sto parlando del banale “pensa positivo”.. perché secondo me quella è una forzatura..magari veramente quello che sta accadendo è negativo (ad esempio ricevo dell’indifferenza da qualcuno), ma il focus va a centrarsi sul gioco dello specchio..cosa quella manifestazione mi sta specchiando? Nel caso dell’indifferenza magari mi rispecchia il mio attaccamento al senso di mancanza o solitudine..oppure qualcosa che recepisco come teso o triste o negativo o altro.. mi specchia un mio attaccamento a un fatto passato che ho vissuto male ma ormai è praticamente risolto.. ed è lì che posso sciogliere un nodo con semplicità.. e quindi non ho più un effettivo motivo di essere triste perché quel senso di mancanza era dentro di me..benedire ciò che la vita mi sta mostrando per darmi occasione di stare bene e lasciare andare..

So che può essere complesso da capire e sono convinta che il ragionamento si fermi qui, perché poi bisogna agire all’esterno anche nella vita e non bisogna usare la spiritualità come metodo per farsi auto-gasslight ;-) (ad esempio non va certo usato per giustificare un’ingiustizia, ma può essermi magari utile a correggere la mia attitudine a non riconoscere le ingiustizie come tali e a non agire di conseguenza, o la mia attitudine a mettermi troppo da parte e il bisogno di avere più rispetto e amore di me.. o a volte al contrario verso gli altri..)

Insomma la parola chiave è responsabilità. E la seconda è gioia..perchè tutto può a questo punto avvenire con amore e gioia..e sempre meno sofferenza inutile, salvo il naturale sentimento di dolore che è necessario attraversare in date circostanze e che come dice una delle Verità Buddhiste, non è evitabile.


Non è automatico, come tutte le pratiche necessita di pazienza, di coltivazione, di attuazione e di fasi di passaggio. Nessuna pratica e nessuno hanno la bacchetta magica..

Il mantra è molto semplice, anche nel suo significato e deriva dalla formula che gli hawaiani usavano per prendersi la fettina di responsabilità davanti alla persona in disarmonia:


Mi dispiace (per ciò che ti fa soffrire ed è anche roba mia)

Ti prego, perdonami (per la parte di me che ha contribuito a manifestare questa situazione di disarmonia e sofferenza)

Grazie (per la tua vera natura)

Ti amo. (il senso di ti amo è abbastanza universale mi pare, ma ha anche il senso di “tutto torna ad essere amore e armonia”).


Nella loro lingua si dice:

Mihi

Kala

Mahalo

Aloha.


Trovo molto riarmonizzante sia recitarla in italiano durante una meditazione (va bene anche la versione semplificata scusa, grazie, ti amo) tra sé e sé, allo scopo di riconoscere la propria parte e poi modificarla nelle azioni (o a volte semplicemente il solo fatto di ripulire le memorie immette energeticamente cause diverse e quindi si manifestano cose belle o cambiano alcune cose, o certe cose smettono di ferirci perché la nostra frequenza non vi è più sintonizzata)..

Che cantarla in lingua originale sempre meditando oppure proprio suonando..questo a volte mi fa più bene ancora perché c’è l’energia della musica..dipende dai momenti.


Trovo bello anche a volte rivolgersi direttamente alle persone in questi termini quando si crea una disarmonia, ma questa è una cosa che tendevo a fare inconsapevolmente già, anche se con altre parole o similari, forse per questo la pratica ho’oponopono mi ha colpita, perché mi somigliava..


Un altro importante concetto di questa disciplina che già mi risuonava è che è la Vita (o il divino) a saperla più lunga di noi e a porci nella manifestazione materiale ciò che più ci è utile a capire cosa dobbiamo lasciare andare dentro noi (un attaccamento a una sofferenza, a un ricordo, a un’idea o convinzione dolorosa..)..cioè la responsabilità ma anche il riconoscimento che c’è questo spirito d’Amore più grande che la sa più lunga (in specie in questa tradizione lo spirito di Aloha,ma è un concetto comune a tutte le grandi tradizioni spirituali evolute).. per questo ogni manifestazione merita infondo benedizione.


La canzone in realtà è una mia maniera che ho trovato di praticare, non esisteva nella pratica originale, ma la lascio tra qualche giorno condivisa nelle risorse gratuite e la invierò via mp3 agli iscritti nella versione definitiva :-) per chi la volesse usare..

Come dice una mia amica, “ognuno ha il suo filo diretto con il divino, ed è un suo diritto averlo” per ritrovare la propria armonia.. e ho trovato che questa pratica abbia dalla sua la semplicità e l’immediatezza..

Poi associata ad altre pratiche di consapevolezza e introspezione, da caso a caso.. ancora meglio, a me piace abbondare.. siamo abbondanza J

Aloha!!




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