Quel giorno quando lei lo raggiunse nel prato con la scalcagnata macchinetta, era una di quelle
giornate di solite piccole tensioni del vivere..
quelle tensioni dell'incertezza, che si scontano come fantasmi della presenza..
lo scorgeva dal vetro del finestrino, già al lavoro da un po', che sudava e zappettava
intorno alle zucchine, le "piante di mare", come diceva lui..
spenta l'auto e messi giù i piedi sul manto verde, il sole la colpiva in viso,
insieme all'aria fresca e all'odore dell'erba e dei fiori..
già qualcosa cambiava.. era tornare al momento e alla quiete..
in uno stato dell'essere dimenticato..iniziava a contattarlo almeno..
i guanti la aspettavano e sapeva già che doveva avvicinarsi alle lattughe per liberarle delle
erbe infestanti..
contatto a testa bassa con il sole cocente, la sudata e la terra profumata di..tutto..
di vita, probabilmente..
dopo un po' inizia a sciogliersi qualcosa dentro e lei inizia a sentirsi parte del contatto..e allora si siede, si sporca, si ingloba nella polvere marroncina..
il momento ridona la tenerezza, e ricalibra l'importanza delle onde della mente..
le cose iniziano ad avere la giusta prospettiva..mentre un pomodoro si sfoggia rosso e importante..
lui dalle patate fa un fischio e saluta..forse è ora del tramonto ormai..
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