Ciao a tutt@! Il giornale per la pace viene spostato a questo blog, per poter essere più facilmente fruibile e per poter scrivere più spesso e più regolarmente, inoltre in questo modo anche il blog prende una sua "identità", che va da accompagno agli altri servizi che offro.
Prima di proseguire con un eventuale nuovo "numero" vorrei fare un recup dei 6 numeri pubblicati in pdf (non sono più scaricabili quindi trovate qui e nel prossimo articolo i punti salienti: divido in due perchè il lavoro fatto è stato enorme).
Sarebbe logico partire dal primo, invece parto da questa poesia, usata per introdurre un concerto, eseguito in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale, della band di musicoterapia di cui faccio parte (@alchechengiband su instagram), perchè riassume un po' i vari fatti che abbiamo commentato e il ragionamento di fondo:
Il nuovo dogma è:
tutto è relativo.
La nuova normalità è:
il massacro.
La nuova abitudine:
si chiama assuefazione.
Si ha bisogno
di una tragedia
sempre più grande
per attirare la nostra attenzione.
Non basta mai la dose,
così ignoriamo da 70 anni
che dovremmo
spingere verso la diplomazia
finchè Gaza esplode e si accende
e ci ricorda che anche il Mediterraneo strilla i suoi morti.
Abbiamo già dimenticato che volevamo
un'Italia mediatrice per la guerra in Ucraina,
e intanto la nostra regione ha ucciso nel silenzio della coscienza
10 maiali innocenti nel santuario Cuori Liberi
con la scusa della PSA
per arricchire le industrie della morte.
Allora io dico basta: questa è la giornata della salute mentale
e non si può vivere in salute mentale in un mondo
che ci continua a dare imput violenti
come unica strada.
Ma in questo dogma dove tutto è relativo,
ancora una verità vale la pena di dire:
scegliamo prendiamo posizioni decise
per rinunciare a ogni forma di violenza.
Dedico questo concerto, come simbolo di tutte le vittime innocenti in ogni forma di vita a:
Spino, Carolina, Ursula, Bartolomeo, Mercoledì, Dorothy, Pumba, Crusca, Freedom, Crosta
per ricordarci che ogni vita è collegata e ogni rinuncia alla violenza è una scelta verso la pace.
Vorrei dunque riallacciarmi proprio a partire dal numero speciale dedicato ai fatti di Sairano e del Rifugio Cuori Liberi, per due motivi:
1-il rispetto di ogni forma vivente dovrebbe essere la base che ci spinge a conservare la Terra, il Clima e quindi questo rispetto dovrebbe indurci alla Pace, intesa quantomeno come rinuncia alla violenza fisica e al NON coinvolgimento e NON arruolamento dei civili nei conflitti armati. Il primo step a cui anelare è sicuramente un apparato politico e militare che sappia proteggere le persone e risolvere le controversie in modo diplomatico, come anche da nostra Costituzione, che non solo ripudia la guerra come strumento di offesa, ma anche come mezzo di risoluzione delle controversie: vuoi interpretarla come vuoi, la nostra è una costituzione anti-violenza e andrebbe rispettata sempre, essendo il fondamento della nostra identità di popolo e istituzionale. Rispettarla in senso esteso come non-violenza in ogni controversia (interna, esterna, verso un civile o, come in questo caso, verso un santuario e rifugio di animali liberi) eleverebbe il nostro agire e gli apparati a un livello qualitativo di eccellenza.
2- Quando ho scritto i post, le storie, la newsletter e il numero dedicato a Cuori Liberi, non sono riuscita ad esprimermi in modo corretto, creando un possibile fraintendimento.
Questo perchè ero molto sotto schock per l'accaduto e in quel momento della mia vita non stavo ancora ricevendo la diagnosi di autismo (e quindi le indicazioni per gestire la comunicazione e i sovraccarichi emotivi in modo ottimale).
Cos'è un sovraccarico emotivo/sensoriale? Difficile spiegarlo a chi non lo vive, diciamo che il sistema nervoso di una persona autistica è più delicato e sensibile e si stressa molto facilmente: vedere certe immagini violente (come quelle relative alle violenze di Sairano), può scatenare un coinvolgimento molto empatico (le persone autistiche sono empatiche, al contrario di quello che si dice solitamente, solo che il modo di vivere l'empatia e l'espressione di essa, emozioni e opinioni è divergente dalla media, si parla infatti di neurodivergenza). Quindi cosa accade? Che lo stress generato da questa che viene definita "doppia empatia", unita alle difficoltà ad esprimere alcuni concetti durante un sovraccarico, possono portare un attivista autistico a usare dei termini un po' "forti" facendo fatica a contestualizzarli o argomentarli, apparendo a volte eccessivo o offensivo.
Questo ci tengo a specificarlo perchè ho a cuore che venga compreso il messaggio che volevo dare, che non aveva NESSUNA intenzione vilipendiosa verso le istituzioni.
Comunque il fatto è questo: ho usato la metafora del libro "La Banalità del Male" di Hannah Arendt, definendo "nazista", per paragone, l'azione perpetratata (dalle istituzioni coinvolte in questo caso) verso il Rifugio Cuori Liberi. Il paragone non si riferisce al senso storico e politico del termine "nazismo", nè intende dire che le nostre istituzioni lo siano. Intendevo fare questo paragone molto forte per indurre una riflessione: la Arendt nel suo testo testimonia il processo a uno dei più alti funzionari nazisti del tempo, il quale appare come un uomo "normale" agli occhi della scrittrice, non come il "mostro dall'aria crudele" che si sarebbe aspettata di vedere.
Lei mette l'accento sul fatto che quando il funzionario (non ricordo il nome perdonatemi) motiva il suo agire, lui risponde "stavo solo facendo il mio lavoro ed eseguivo gli ordini". Da qui il titolo e l'intera argomentazione del libro: fare del male, anche le cose più atroci come usare violenza, possono passare dal fatto di obbedire e fare apparentemente solo il proprio dovere. Ci mette quindi in guardia dal ricordarci quali sono i limiti tra il giusto dovere e il senso critico della coscienza, oltre che evidenziare come la Germania nazista sia stata un apparato burocratico stringente, motivo per cui le persone finivano con l'obbedire "ciecamente".
Ora, ragionando anche a posteriori in cui effettivamente si sta riconoscendo che ciò che è accaduto a Sairano non dovrebbe ricapitare (soprattutto a fronte del fatto che si tratta di "Santuari", ossia luoghi privati gestiti per la salvaguardia di animali riconosciuti come non più facenti parti dell'industria alimentare , o di animali salvati da maltrattamento), io, assistendo alle prese dirette in cui si vedono questi ragazzi pacifici e disarmati che chiedono solo il dialogo e di poter avere il loro veterinario di parte per poter giudicare prima di spegnere 10 vite, che vengono presi a manganellate dopo che l'unica risposta alle loro richieste è stata la frase "noi dobbiamo eseguire gli ordini", beh una certa impressione, dato che poi hanno distrutto e danneggiato anche il santuario ove non necessario, di trovarmi difronte a una dinamica di stampo "nazista", intesa come "banalità del male", l'ho avuta: usare la violenza invece che (almeno) eseguire quegli ordini in un modo più umano (es. chiamare i superiori e chiedere se potessero fare arrivare il veterinario, evitare di picchiare quelle persone e di distruggere tutto). Certo capisco che disobbedire quando rischi il posto di lavoro e vorresti fare obiezione di coscienza sia drammatico, ma anche che un ordine (per quanto quell'ordine possa essere eticamente giusto o sbagliato o che ci sia la possibilità di trattare tra le parti) diventi la scusa per scatenare violenza anche no. Quindi con il termine "nazista", intendevo puntare la luce sulla dinamica che è scattata in quel singolo caso e non sull'istituzione in sè, anche se per semplificazione, agitazione e schock difronte a tanta violenza la sintesi è uscita male.
Oltre che vuole essere un'esortazione per tutti noi a riflettere: Io in che modo sostengo la banalità del male, magari semplicemente facendo delle cose che finanziano le "industrie della morte" perchè considerate "normali"? (altra cosa specifica che molti non sanno, è di uso comune nel linguaggio antispecista paragonare gli allevamenti intensivi ai lager e il modo in cui trattiamo gli animali al nazismo, per far capire la gravità della situazione, la stessa Margherita Hack, in un video commuoventissimo, usa la parola lager per definire quei luoghi chiedendosi: "ma noi umani la abbiamo una coscienza?").
Quindi lascio la sintesi degli altri numeri al prossimo articolo e vi saluto con un invito accorato: rinunciate a ogni forma di violenza e per quanto difficile, anche nei casi più stringenti evitatela, anche nei lager c'erano soldati semplici che "eseguendo gli ordini", facevano delle azioni per rendere più umani quei posti, come rallentare il ritmo dei macchinari per non sfinire i detenuti o portargli del cibo la notte. Non esiste ordine che possa cancellare la nostra umanità, se lo vogliamo.
Poi fare totale obiezione di coscienza sta al singolo e auspico un futuro in cui ciò sia possibile per tutti (qualsiasi professione svolgano), di poter valutare con la coscienza di non usare violenza o obiettare di coscienza se un ordine è violento o va contro l'etica, che è una materia profondissima ed è quel porsi sempre la giusta domanda difronte a qualcosa che potrebbe nuocere ad altri esseri viventi.
Comments